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venerdì 13 luglio 2012

Prigionieri del caldo


Sono passati sei mesi dall'approvazione del cosiddetto pacchetto svuotacarceri, ma gli effetti del provvedimento sembrano essere stati nulli: al 31 maggio ci sono sempre 21mila in più rispetto alla capienza regolamentare: 66.487 (di cui il 36% stranieri) contro 45.743. Lo denuncia Antigone, avvertendo che «con l'arrivo del caldo si fa sentire sempre di più la necessità di provvedimenti urgenti che facciano tornare nella legalità i nostri 206 istituti di pena».

La legge che prevedeva originariamente la possibilità di scontare l'ultimo anno di pena in detenzione domiciliare, modificata alla fine del 2011 dal decreto Severino, che estendeva questa possibilità agli ultimi 18 mesi, nota Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, «ha avuto effetti decisamente inferiori alle aspettative. Al momento sono poco più di 6.000 i detenuti che ne hanno usufruito. Si tratta però di persone che avrebbero altrimenti avuto altre misure alternative alla detenzione o che sarebbero uscite per sopraggiunto fine pena. L'intervento del Governo, dunque, ha fermato ma non invertito la crescita della popolazione detenuta.

E, prosegue l'associazione, con un tasso di affollamento del 145,3%, ovvero con oltre 145 detenuti ogni 100 posti, l'Italia è il Paese più sovraffollato della Ue. La regione in condizioni peggiori si riconferma la Puglia (con un tasso del 180,7%), seguita da Lombardia (176,6%) e Liguria (170,8%). La meglio messa è il Trentino Alto Adige (73,8%, ha addirittura 180 posti liberi). Gli imputati in carcere rappresentano il  40% del totale della popolazione detenuta.

In Campania vi sono più imputati che persone condannate. Quella con meno imputati è il Molise. Complessivamente due persone su cinque sono dentro pur essendo presunte innocenti.

Antigone contesta poi quello che definisce «il bluff della capienza regolamentare». “Dal 2007 al 2012, rileva, parrebbe che l'Italia abbia aumentato la capienza delle sue carceri di 2.557 posti. I primi effetti del piano carceri del Governo? Assolutamente no. In effetti si tratta semplicemente del fatto che, negli stessi istituti, si stipano sempre più detenuti, trasformando in celle tutti gli altri spazi, a scapito di spazi comuni indispensabili per la vivibilità degli istituti. Nelle carceri c'è sempre meno spazio, ma sulla carta la loro capienza aumenta”. La realtà, sottolinea, “è che negli istituti, sempre più sovraffollati, le condizioni materiali si deteriorano mentre non ci sono più risorse economiche per la manutenzione. Tutto cade a pezzi, lo spazio per la detenzione, per non parlare di quello per le attività comuni, è sempre meno. Ma la capienza 'regolamentare’ misteriosamente aumenta. In virtù di chissà quali “regole”.
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