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sabato 11 maggio 2013

L'ESTATE




Mia dolce Josephine,
eccomi ancora una volta a conversare con la tua assenza, l'unica possibile che possa ascoltare i miei travagli.

L'estate è là che indugia ma io mi preparo nell'animo a respirarne gli acri profumi, quelli che pervadono la mia terra quando il sole arde l'avena selvatica e i campi si fanno oro sotto i suoi silenziosi tocchi. 
Ricordo l'ultima estate trascorsa insieme, mia cara amica, quanti sorrisi, quanti racconti tra i sentieri scoscesi della campagna, quanti silenzi nel giardino degli aranci in fiore, gravidi di frutti acerbi...

L'anima torna sempre nei luoghi in cui fu felice e così non manco, mia adorata, di ripercorrere almeno col pensiero quei giorni, ora che da tempo son finiti.
Mi rattrista la tua amarezza, la delusione e il tuo dolore, so di esserne la causa e di questo mi dolgo.

E' inutile, amica mia, ripensare agli sbagli è tempo di andare oltre, sebbene il passato non passi mai, giacché è nella mente e perciò in ogni istante nuovo presente. 

Io son quella che ero e che fui sempre. Vana è la pretesa di conoscere interamente l'altro poiché se gli stai davanti non ne scorgi il retro e accade spesso che quel "davanti" sia davvero l'opposto di quel "dietro" di cui ignori l'esistenza. E' stato puerile, mia cara, che tu ti sia ingannata e che abbia così pensato ch'io fossi solo quell'immagine che conoscesti e di cui diventasti così teneramente  amica.

Ti saluto adesso, cara compagna, a presto, se mai riuscirai a dimenticare...












Fotografie: Ozieri, estate 2011
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